- FRANCO SITA  - Trompe L'oeil

La tecnica pittorica del Trompe-L'oeil si basa su  un'illusione visiva. 

La struttura architettonica o l'oggetto dipinto devono, per qualche istante, ingannare l'occhio e sembrare reali, sono dei murales con effetto tridimensionale. Trompe-l'oeil infatti vuol dire letteralmente "inganno dell’occhio" (dal francese “tromper”, ingannare e “l’oeil” occhio).

I Trompe-L'oeil sono quindi quei dipinti che tramite la pittura e decorazioni  pareti  ingannano, che creano l’illusione di  una finestra, di una porta, di un oggetto appoggiato su un piano, oppure addirittura di pareti dipinte a giardino e il soffitto a cielo, dove prima c’erano solo muri anonimi dopo l’intervento pittorico la stanza si riempe di fascino.

I Trompe-l'Oeil, vengono usati per decorare ed ampliare visivamente ambienti chiusi creando la sensazione di spazi più grandi o confinanti con altri, che però sono inesistenti.

Il Trompe-l'oeil richiede un'assoluta conoscenza del disegno, della prospettiva oltre la perfetta padronanza delle tecniche pittoriche.

Gakyo-Rojin Manji "Il vecchio pazzo per la pittura"

"Dall'età di sei anni ho preso l'abitudine di disegnare dal vivo. Sono diventato un artista, e dopo i cinquanta ho pubblicato opere che hanno riscosso un certo successo, ma niente di ciò che ho fatto prima dei settant'anni è degno di considerazione. A settantatrè ho cominciato a cogliere la struttura degli animali, degli uccelli, degli insetti e dei pesci, e il modo in cui crescono le piante.

Se continuo ad esercitarmi, a ottantasei li capirò ancora meglio, così che a novanta avrò penetrato la loro essenza più profonda. Centenario avrò raggiunto la comprensione divina, e dieci anni dopo, anche un solo punto o una sola linea saranno dotati di vita propria."

Katsushika Hokusai (1834)  

 Dal poscritto al primo volume di "Cento vedute del Monte Fuji"

 

Queste parole scritte da Hokusai in età matura, all'apice della sua fama, descrivono le caratteristiche peculiari di coloro che si sono dedicati nel passato e si dedicano nel presente all'esercizio della pittura: umiltà, tenacia, curiosità,  assertività, il tutto condito da un pizzico di sano egocentrismo.

Cosa mi lega a questo artista giapponese del XIX secolo? Tutto e niente. Benchè dal punto di vista estetico le cifre stilistiche siano differenti, manifesto una vicinanza spirituale con questo "vecchio pazzo per la pittura" come lui amava definirsi. Provo una profonda devozione non solo per il suo genio e talento, ma soprattutto per il suo approccio all'arte e alla vita.

Poche righe per un doveroso riconoscimento ad un uomo che con la sua vita ha cambiato la mia.

Franco Sita (2012)